D. la proprietaria, si è rivolta a me su consiglio di una sua amica e mi ha raccontato la storia di Diana: un cane che è entrato in canile cucciolo insieme ai suoi fratelli e che lì è rimasta per nove anni, finché D. e sua figlia G. non hanno deciso di portarla a casa con loro.
D. riferiva di comportamenti molto particolari per un cane, Diana stava sempre sul letto, non voleva uscire, non interagiva in alcun modo né con lei né con la bambina, era spaventata da tutto e, da quando era a casa, aveva iniziato a leccarsi una zampa fino quasi a ferirsi.
Era evidente che avevamo bisogno dell'aiuto di un veterinario comportamentalista. Il dott. Raimondo Colangeli ha fatto una diagnosi di sindrome da privazione sensoriale stadio 3 e ha prescritto una terapia farmacologica basata su un ansiolitico e su un farmaco in grado di rilanciare il comportamento esploratorio. (...)
Questi farmaci sono stati abbinati al collare a rilascio di feromoni di appagamento. Inoltre il dott. Colangeli ha suggerito i punti chiave della terapia comportamentale, basata sul gioco:
gioco della copertina – l'obiettivo di questo gioco è dare valore alla cuccia del cane e fare in modo che questa diventi il luogo in cui si sente al sicuro
giochi di collaborazione – comprendono tutte le attività che il cane fa in forma ludica con i proprietari, anche il “seduto” è un gioco di collaborazione
giochi di fiuto – si tratta di nascondere bocconcini, giocattoli o persone alla vista del cane e mandarlo in ricerca
problem solving – letteralmente vuol dire risolvere problemi, i problemi che possiamo chiedere di risolvere ad un cane possono essere cose del tipo rovesciare un barattolino o aprire una scatola per ottenere una ricompensa oppure recuperare una palla da sotto un mobile.
L'obiettivo generale di questi giochi è quello di ampliare le conoscenze e le competenze del cane, costruire una relazione con il proprietario, favorire la fiducia e la collaborazione, aumentare l'autostima del cane.
La grande vera difficoltà nel mettere in pratica la terapia comportamentale è stata riuscire ad entrare in contatto con Diana. La prima volte a casa di D. semplicemente mi sono seduta sul letto, non troppo vicino a lei e da lì parlavo con D. di comunicazione verbale e non verbale, di segnali di calma, di come mettere in pratica il gioco della copertina, insomma solo una lezione teorica.
Successivamente ho iniziato a lasciare qualche bocconcino sul letto, poi ho chiesto a D. di mettere dei bocconcini anche su di me e di invitare Diana a mangiare.
Dopo queste brevi sessioni di “avvicinamento” continuavo a dare indicazioni a D. sui giochi da fare con il cane che, in mia assenza, cominciava ad interessarsi a qualche piccolo problem solving.
La cosa che piaceva di più a Diana era una sorta di “Mobility” in casa utilizzando superfici di vario tipo (cartone, plastica,..) e utilizzando l'arredamento (passare sotto al tavolo o sotto a un tunnel fatto di sedie). Il cane cominciava ad interessarsi anche a qualche giocattolo in movimento.
Soltanto dopo molto tempo, sei settte mesi, Diana ha iniziato a collaborare con me e a impegnarsi in giochi di problem solving che ero io a proporre, finalmente le prime vere interazioni con persone al di fuori della famiglia.
Con D. e G. Diana era già in grado di risolvere problemi più complessi, di utilizzare il loro corpo come palestra e, soprattutto, utilizzava sempre più spesso la sua copertina, anche in mia presenza e anche sul terrazzo di casa, luogo che solo fino a qualche mese prima sembrava inaccessibile e troppo “pericoloso”.
La terapia farmacologica abbinata al gioco e ad attività di collaborazione con la proprietaria stavano dando ottimi risultati rispetto alle aspettative e abbiamo deciso di fare la nostra prima uscita insieme.
Al parco Diana mostrava comportamenti evitanti rispetto alle persone e ai cani ma quando abbiamo raggiunto un posto più tranquillo si è rilassata un po' e si è anche sdraiata a terra, mentre prima rimaneva sempre ipervigile. D. è riuscita anche a coinvolgerla in qualche piccolo gioco e G. ha corso un po' insieme a lei. Seppure qualche miglioramento iniziava a vedersi anche fuori casa, il cane era ancora fortemente a disagio.
Intanto a casa si continuava a lavorare con varie forme di gioco allo scopo di allenare competenze sociali e cognitive del cane:
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ginnastica utilizzando il corpo dei proprietari e di amici che frequentano abitualmente la casa – questo ha aiutato Diana a prendere confidenza con le persone in maniera divertente. La difficoltà crescente di passare in spazi sempre più ristretti l'ha resa sempre più sicura e fiduciosa nel contatto. Con questo tipo di gioco abbiamo allenato soprattutto la capacità di cooperazione e socializzazione.
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giochi di fiuto – Diana ha imparato a cercare bocconcini nascosti oppure i barattolini e ha allenato così la sua capacità di perlustrare e di concentrarsi su un compito. I giochi di fiuto mettono in moto i circuiti neurali preposti alla calma e diminuiscono lo stress generale, inoltre il cane di solito riesce bene e questo accresce notevolmente la sua autostima. I giochi di fiuto intervengono sulle capacità di attenzione, concentrazione, autocontrollo, cooperazione, affidabilità.
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giochi di attivazione mentale - questo tipo di giochi hanno aiutato Diana ad esprimere al meglio molte capacità cognitive e sociali. Proporre problemi con difficoltà crescente permette di allargare il piano prossimale di esperienza, cioè di partire da qualcosa che si conosce per affrontare qualcosa di più complicato e poi acquisirlo definitivamente...e da lì ripartire per allargare ulteriormente le proprie conoscenze e capacità. Con i giochi di attivazione mentale abbiamo allenato anche molte altre capacità, ad esempio attenzione e concentrazione, memoria, autocontrollo, cooperazione.
L'utilizzo di questi giochi combinati insieme ha dotato Diana di una maggior sicurezza in sé stessa, quindi di capacità di affrontare situazioni nuove ma ha aumentato anche la fiducia in D. che è finalmente diventata un punto di riferimento. Infatti ora quando Diana è spaventata non scappa più si rivolge a D. e va da lei anche semplicemente in cerca di contatto e interazione.
Quando ho conosciuto Diana non immaginavo che si potessero raggiungere così tanti risultati e sicuramente tutto questo non sarebbe stato possibile senza la totale dedizione della proprietaria.